Quante volte ci è successo di associare un profumo a un ricordo? Quante volte, camminando tra le strade della città in cui viviamo, o in un paese che visitiamo, dalla porta di un forno sentiamo l’odore del pane appena sfornato, lo stesso che – da bambini – la mamma preparava per il week end?
Siete amanti del profumo dei libri, vecchi e nuovi, che ogni volta che ne avete uno tra le mani fate scorrere le pagine e avvicinate il naso tra esse? O ancora, siete in grado di riconoscere il tipo di profumo che la ragazza davanti a voi sta indossando sulla pelle: “Narciso Rodriguez, boccetta nera! – “Questo è J’adore di Dior, ne sono sicura!”?!
Si dice che l’olfatto sia il senso più trascurato dalla cultura occidentale, ma d’altra parte ci circonda a 360 gradi, ci accarezza le giornate, ci fa rivivere un’esperienza passata, ci ricorda una persona speciale o, molto spesso, ci fa acquistare qualcosa.
Molti brand puntano proprio al marketing olfattivo, facendone il loro punto di forza; non è facile, però. Basti pensare al caso ormai assai noto di Abercrombie, in cui una volta entrati in negozio ci si sente quasi ubriachi dalla tanta aria profumata che si libera tra quelle pareti scure, ed è subito Ibiza. Bisogna saper dosare il profumo, in modo tale che il consumatore x non sia infastidito, rischiando di uscire senza nemmeno finire il giro del punto vendita.
Tutto ruota intorno agli odori, quelli sgradevoli e quelli no, quelli che aumentano le vendite di un negozio e quelli che – purtroppo – non riescono nell’intento.
Il profumo di una macchina nuova, i sedili lucenti e perfetti, l’odore della pelle appena stirata; la passata di vernice data sul muro, l’odore della benzina.
Se si potessero racchiudere? Se si potessero catalogare? Se si potessero “catturare” e rendere immortali? Qualcuno lo ha reso possibile. Mi riferisco a due progetti in particolare che mi hanno colpita e che ho trovato estremamente geniali.
-Cecilia Bembibre, ricercatrice dell’Institute for sustainable heritage di Londra, ha pensato bene di “salvare” letteralmente tutti gli odori e i profumi destinati a scomparire nel nulla. Un esempio tra tutti? L’aroma delle pagine di un libro, l’essenza della carta stampata, ormai sempre meno percepita sia dal tatto sia dall’olfatto, superata da un tatto differente, quale lo schermo di un tablet o la superficie di un Kindle. Lo scopo primario risiede in un voler dare vita a un vero e proprio archivio olfattivo, in cui avviene l’associazione tra immagini e testimonianze scritte, in modo che la connessione tra presente e passato si fonda in un unico aroma, in modo che – nel solo gesto di annusare – chiunque possa vivere un’esperienza a sé, intima, multisensoriale, decisamente unica.
E tu, quale odore porteresti nel futuro?

-Kate McLean, artista e designer scozzese, ha creato qualcosa di straordinario, proprio tra le vie delle più disparate città. Il progetto ha il nome di Sensory maps, all’interno del quale è possibile scoprire tutti gli odori che si diramano tra una via e l’altra di una città, sotto forma di vere e proprie smell walks. Da Edimburgo a New York, fino ad arrivare a Singapore, un esperimento sensoriale che riesce ad attivare il “naso” (e non solo) di chiunque partecipi a questa bella sfida. Taccuino alla mano, penna e immersione totale in un tour aromatico in cui poter vivere tra passato, presente, ricordi negativi, punte di disgusto (ci sono anche quelle!) e tutto ciò che dipinge il mondo olfattivo cittadino.
Una volta segnati tutti gli aromi, Kate ha dato loro un nome e un’intensità, inserendoli successivamente in una cartina, in base alla loro localizzazione.

Da amante dei profumi, ho trovato meravigliosi entrambi i progetti, un viaggio tra la riscoperta di essenze perdute e sensi piacevolmente riattivati, vissuti nuovamente, fatti vibrare per farci sentire ancora parte di questo mondo in continuo avanzamento.
“Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole, dell’apparenza, del sentimento e della volontà. Non si può rifiutare la forza di persuasione del profumo, essa penetra in noi come l’aria che respiriamo penetra nei nostri polmoni, ci riempie, ci domina totalmente non c’è modo di opporvisi.”
[Grazie a Chiara Sessa, dal cui articolo su Donna Moderna ho dato libero sfogo a questa considerazione]



