Written by 9:27 am Arte

IL VERO BURGER DI NEW YORK

Sto scoprendo un brand italiano Fast Casual che non conoscevo e condivido in diretta le prime impressioni…

Oggi scrivo in diretta. Mentre vivo un’esperienza di scoperta di un brand.

Un momento importante, sia per me (cliente), che per il brand. Pensate quante volte questa relazione avviene durante la giornata e quanto il digital sia importante in questa fase “di studio”.

La curiosità è tanta. Ho appena concluso la visione della video intervista di Marco Montemagno a Vincenzo Ferrieri, CEO di Cioccolatitaliani. Una rapida navigazione su LInkedin e scopro che Ferrieri è legato anche ad un altro brand del foodservice, che non conosco: Bun. Fin qui tutto normale, ma l’occhio cade nel breve sottotitolo alla pagina del marchio: Fast casual restaurant con Hamburger americano e beyond meat.

Flash impression

La primissima impressione è importante. Con “l’effetto ancoraggio”, un bias cognitivo molto studiato

si intende la tendenza, quando si deve prendere una decisione, ad affidarsi in modo eccessivo alla prima informazione che ci viene offerta (l’ancora, appunto). Nel momento in cui questo punto di riferimento viene fissato, il giudizio viene preso per differenza da quest’ultimo. L’effetto può essere molto potente, tanto che si manifesta anche la tendenza a far aderire altre informazioni all’ancora prestabilita (cioè si cerca di giustificarle o considerarle coerenti con l’ancora che è stata presa come riferimento).

Link: https://www.rentalblog.it/gli-errori-cognitivi-leffetto-ancoraggio/#:~:text=Il%20primo%20effetto%20di%20cui,l’ancora%2C%20appunto).

Leggo Fast Casual e mi accendo. Tempo 15 secondi e ho già aperto il sito web di Bun e anche la pagina Instagram.

The abnormal burger.

Pay Off che accompagna il logo, presente sia nel sito web che su Instagram.

Le brave persone vanno in paradiso, le persone gentili vanno da Bun.

bunburgers.com

Il vero burger di New York.

https://www.instagram.com/bun.burgers/

Cosa aspettarmi? Un brand specializzato in hamburger, veloce e di qualità come il segmento Fast Casual detta, ma anche quantità, perchè associo in automatico (chissà perchè) la quantità alla parola abnormal.

Mi aspetto gentilezza, un servizio attento, piacevole, che ha davvero un occhio di riguardo per me. Come Bun saprà farmi vivere un’esperienza gentile è una piacevole incognita, che spero di poter scoprire presto.

Quel “vero burger di New York” non mi resituisce un’immagine immediata, ma il desiderio di indagare (chissà gli altri clienti come reagiranno). Spremo un po’ di più le meningi: il burger di New York qualcosa accende nella mia memoria di appassionato. Tanti anni fa lessi un articolo interessante che evidenziava come, a differenza dell’hamburger in stile californiano, non esista uno stile unico newyorkese, ma almeno quattro o cinque varianti, principalmente dettate da alcuni locali – quasi centenari – nella Grande Mela. Come il PJ Clarke’s.

Le principali vie newyorkesi al burger:

  • Slider
  • Mini burger
  • Smashed burger
  • Diner burger
  • Patty melt
  • Bar burgers

Sono incuriosito e vado avanti nell’approfondimento. L’impressione flash, la prissima, lascia spazio a quella che chiamo chance impression.

Chance impression

A questo punto non mi resta che scendere di un livello nella scoperta di Bun, leggendomi cosa dice di sé il brand nella pagina dedicata e gustandomi le immagini postate su Instagram. Magari scopro qualcosa in più sul concetto di “abnormal” e sullo stile di New York.

ABNORMAL

A volte basta cambiare prospettiva per vivere un’esperienza completamente nuova: è così che siamo usciti dall’ordinario, per rendere il nostro modo di fare panini qualcosa di straordinario. #bekind è il motore che muove la nostra passione: dall’essere gentili in tutte le sue forme, al proporre un menu interamente convertibile in plant based meat, fino al cibo per i cani.
Dopotutto, quando guardi il mondo attraverso due soffici BUN, è tutto più buono.

bunburgers.com

Ho cannato. Non è la grandezza del burger. Bun si considera “abnormal” perchè ambisce ad uscire dall’ordinario. Come? In tre modi:

  • gentilezza, proponendo e seguendo uno stile di vita! Bun parla di gentilezza come rispetto verso le persone (siano esse clienti o persone da aiutare), ma anche verso l’ambiente, attraverso l’offerta degli stessi burger anche con plant based meat e un packaging ecosostenibile.
  • Spazio social(e), ovvero promuovendo un’esperienza di compagnia di altre persone, siano esse amici, parenti o sconosciuti. Il brand dice che ogni angolo fisico e virtuale di Bun è pensato per connettere le persone.
  • Innovazione dalla base, vale a dire una tecnica di cottura da urlo (carne pressata su piastra bollente) che rivoluziona il gusto, la selezione attenta delle materie prime, un menu personalizzabile, le varianti “beyond meat” e il dog lovers, uno spuntino ideato per gli amici cani.

Tanta roba!

NEW YORK STYLE

Ci sono luoghi in cui l’hamburger è un rito: direttamente dai locali tipici di TriBeCa, abbiamo portato l’hamburger americano per eccellenza fino alle strade di Milano. Seduto al solito posto, proprio al centro della panca, nel tuo locale di fiducia. Con il brusio di fondo, mentre scambi due chiacchiere con il personale e il profumo del tuo hamburger si diffonde nell’aria. Poco oltre, lo sfrigolio della carne annuncia un momento magico. Il cuoco pressa la polpetta sulla griglia: ed è subito SMASH.

bunburgers.com

Eccolo! Lo stile newyorkese adottato da Bun è quello dello smashed burger. Si tratta di pressare la carne, spesso fino a farla diventare quasi sottilissima. C’è un grande dibattito sul pressare o meno la carne; l’obiezione principale che viene mossa è che, schiacciandola, la carne sulla piastra perde i succhi e i sapori principali. Tutto vero, ma la tecnica dello smashing ha l’obiettivo di massimizzare la crosta saporita che si forma sul patty, ovvero il disco di carne. Per questo viene pressata, ma solo per pochi secondi subito all’inizio della cottura in modo che i succhi e i sapori non facciano in tempo a fuoriscire dal patty! Si tratta di una tecnica molto intelligente e amata negli Stati Uniti, che ha fatto la fortuna di catene come  Steak’n ShakeIn-n-OutSmashburger.

Tiro le somme

Bun mi intriga tantissimo. Da amante del food retail mi aveva praticamente conquistato autodefinendosi Fast Casual, ma le tante (forse troppe) promesse che mi hanno fatto in questo primo incontro mi piacciono e sono davvero curioso di provare se sapranno mantenerle.

Per adesso solo con take away e delivery, ma alla ri-apertura del dine in correrò, ho davvero curiosità su come sapranno essere gentili con me e se davvero, da loro, mi sentirò più connesso alle altre persone. Questo è davvero bellissimo.

Senza la comunità che cosa sono i ristoranti? “Just eating”.

A presto Bun!

Crediti per le foto e le immagini: profili Facebook e Instagram di Bun.
Mentre ascoltavo questo articolo ero in modalità New York Style:
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Tag: , , , , , , Last modified: Gennaio 2, 2021
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