Da qualche giorno sta facendo notizia sulle testate food internazionali un dibattito nato da un post apparso sulla nota piattaforma .

Cerco di farne una traduzione:
Ogni volta che vado da Chick-fil-A, indipendentemente dal ristorante, faccio sempre una scommessa sulla qualità del cibo, in particolare del pollo. A volte vado e il pollo ha un sapore perfetto. Tuttavia, altre volte vado e ha un sapore quasi vecchio…. Il cibo mi viene servito quasi sempre caldo, ma la qualità è così incredibilmente incoerente nelle mie esperienze. È normale che Chick-fil-A sia un tale azzardo in cui mangiare? Si potrebbe pensare che problemi come questo siano isolati ad una singola location, ma non è questo il caso nella mia esperienza.
Ovviamente il brand chiamato in causa è Chick-fil-A, che i lettori di iamacollector conoscono bene e sulle cui ultime gesta è possibile aggiornarsi qui: https://www.iamacollector.it/tag/chick-fil-a/
Negli ultimi mesi abbiamo molto parlato di Chick-fil-A, perchè è riconosciuto dai clienti come uno dei migliori brand della ristorazione veloce e il migliore in assoluto quando si tratta di servire il cliente tramite il canale di vendita del drive-through.
Dal post “di denuncia” citato, si sono scatenati i commenti, che hanno coinvolto anche alcuni presunti collaboratori del brand. Uno di questi ha lasciato un commento che ha attirato la mia attenzione:
Credo che stiano immagazzinando male il pollo. Nel mio store, impiliamo il pollo nei frigoriferi per lasciarlo scongelare. Si inizia poi lavorando il pollo che è in frigo da più tempo. Ho notato che molti dei nuovi ragazzi che ho formato hanno avuto problemi con questa procedura o per pigrizia la seguivano male… Forse il tuo problema deriva da questa poca cura…
Link:
Altri utenti di Reddit hanno raccontato la loro esperienza, spesso simile a quella del primo commentatore. Ma quanto scritto dal collaboratore di Chick-fil-A mi ha fatto molto pensare: è davvero dura far mantenere la barra dritta ai collaboratori, anche quando si lavora in un’azienda con protocolli e procedure consolidate.
Questa problematica, assieme a quella recentissima della retention del personale, sta assediando anche la ristorazione italiana, generando parecchio scompiglio tra i brand della ristorazione italiana. Durante una telefonata di lavoro, qualche giorno fa, un importante manager di una catena di ristorazione italiana mi ha detto: “...la competizione si è spostata nel campo del personale e lì sarà per i prossimi anni“.
Il problema è davvero caldo. Lo esploreremo nei prossimi mesi, tenendo sempre il faro ben puntato sugli States e le capitali europee, dove i trend – positivi e negativi – si manifestano sempre prima.



