Fondo nero, è buio tutto intorno, la luce è spenta: off.
Pochi secondi e ci troviamo abbracciati da uno spiraglio di luce rallentato dalle mille sfumature: si apre così, con le note di “Thousand eyes” di FKA Twigs, la storia raccontata da Pier Paolo Piccioli (direttore creativo della maison) e Nick Knight (fotografo), insieme per un lancio così insolito e allo stesso tempo importantissimo.
Dentro un fondale nero comincia il racconto onirico di Valentino. Qui si incontrano colori in proiezione, pixel e interferenze, che per un attimo fanno perdere il controllo a chi si trova oltre lo schermo, pensando che si tratti di un problema di rete: on-off, è tutto reale, è tutto realdigitale (parola di chi scrive).

Il vento muove i tessuti, li lascia liberi di perdersi a piacere, come le onde del mare quando si fa sera e rimane la solitudine della spiaggia vuota e sensazionale. Insieme con le onde e le pieghe setose, il vento modella le nuvole in cielo, le lascia dondolare tra realtà e sogno, le dipinge, le rende reali, geometricamente proiettate e fuse sugli ampi abiti che occupano la scena.
Oscillare, trasformare, credere che sia reale: ancora quel vento diventa ora fumo, ora fuoco, ora ali d’angelo, ora fontana di proiezioni geometriche. “Mille occhi” che si interrogano, mentre nascono e si spargono fiori colorati lungo consistenze intrecciate, stoffe, luci cristalline, meduse di vetro in fondo al mare.
“Non vogliamo essere subito già così senza sogni”
Si chiude così la prima parte della storia; una pioggia di petali realdigitali si adagiano sulla modella, stesa a terra, elegante, angelica. Una pioggia alla quale si interseca un verso di Pier Paolo Pasolini (dalle Lettere Luterane, Garzanti, 1976): scorrevole, bianco, attraversa il corpo della modella, chiudendosi nel buio. Off.
Passano pochi secondi e, come a teatro, comincia il secondo atto: on.
Si illumina il centro ruotando su se stesso; in un piedistallo fa capolino la prima modella con il primo abito della collezione. Riempie la scena grazie alle sue fattezze, i tessuti che lo compongono lo rendono così immenso da riempire lo sguardo e lasciare chi guarda, per un frangente, senza fiato.
Così attimo dopo attimo, gli abiti come lucciole si accendono e si spengono, si lasciano vivere per qualche secondo, si rendono protagonisti della storia, si lasciano raccontare attraverso il monocromatismo reso personalizzato da texture e consistente diverse.

“Come just a little bit closer to me, step just a little bit closer to me, I can lift you higher”, recita la musica in sottofondo ed è così che accade: quelle lucciole bianche ci consentono di avvicinarci, di saltare un po’ più vicino a loro, di saltare più in alto, di raggiungerle lassù, in vetta alla grazia e alla luce che sprigionano.
Immobili, intermittenti, on-off, candide come neve hanno le braccia conserte placcate argento, luminoso e di impatto. Immobili, con lo sguardo fermo e fiero, si accendono e ci guardano, si spengono e il sogno continua.
Così fino alla fine, tra meduse altalenanti e abiti che ricordano i granelli che il cocco rilascia quando diventa farina. Così, fino alla fine, con la musica che incalza e l’ultimo abito veste un angelo di cristalli e illumina la scena: off.

Si sa, però, che dal buio rinasce sempre la luce; ed ecco che le lucciole bianche si accendono insieme, per l’ultima volta, per regalarci una visione completa di quanto abbiamo finora osservato, tra sogno e realtà, tra paradiso e virtuale, tra l’immenso e il magnifico.

Sono pulsazioni di cuore, sono intermittenze di luce e buio in cui il bianco è infinito, in cui le possibilità di creazione si tramutano in fantasia, in giochi onirici da cui è difficile distogliersi.
Valentino, è forse questo il Paradiso?
Ecco il video completo: