Ancora una volta a fare notizia è una scelta, secondo molte persone, “anticonvenzionale”. Ancora una volta si parla di bellezza, di lineamenti, di nasi prorompenti, di sopracciglia troppo folte, di quanto “sia assurdo scegliere una modella del genere”.
Si tratta di Armine Harutyunyan, modella di origini armene e classe 1997: la sua “colpa”? Non essere abbastanza bella per fare la modella, dicono.
La ragazza è stata ingaggiata da un talent scout a Berlino e pochi giorni dopo avviene il provino: Armine debutta nel 2019 nella passerella della maison Gucci per la collezione primavera/estate 2020.
Le cose “peggiorano” per Armine qualche mese dopo quando Gucci la inserisce tra le modelle più belle del mondo. Da qui sono nate numerose polemiche sul suo aspetto fisico, su quanto fosse inspiegabile che una ragazza “così brutta” potesse essere considerata una delle più belle del mondo.

Il body shaming nei suoi confronti è stato fulminante e lo è tuttora: una valanga di commenti negativi sul suo profilo Instagram, i leoni da tastiera si sono scatenati sotto i vari articoli che parlano di lei su Facebook.
Molti hanno sostenuto che si sia trattato di una scelta strategica da parte del brand: “Basta che ne se parli” dice il detto e così effettivamente è stato.
Da diverso tempo il brand sta svolgendo un lavoro di risignificazione degli stereotipi riguardo sia al tema della bellezza, sia riguardo al maschile e al concetto conseguente di genere. Spesso c’è bisogno di uscire dall’oggettività delle cose, dal contesto cui siamo abituati e abituate da quando siamo al mondo.
La comunicazione nella moda ha reso le persone cieche dell’”altro”, del “diverso”, di tutto ciò che non è “lineare e ideale”.
C’è bisogno di un cambio di rotta e non si tratta più solo di inclusività, body positivity e accettazione del proprio essere.
C’è bisogno di mettere a fuoco qualcosa che per troppo tempo è stato spento, serve la curiosità, il saper cogliere il diverso interessante, uscire da quegli schemi fittizi che ci hanno imposto per anni. Accadeva nell’antichità, quando il “bello ideale” era all’ordine del giorno e accade ancora oggi, nel 2020, quando alla vista di qualcosa – a detta di molte persone – di diverso, troppo diverso, si scatena il putiferio e non si fa altro che sfogare i propri pensieri sui social.
Bisogna avere coraggio per rompere gli schemi (e quelli del sistema “moda” sono molto solidi), ma bisogna avere molto coraggio anche per apprezzare quella bellezza che non si è mai stati abituati a vedere su una passerella.
La fatica sta proprio lì e il lavoro è molto lungo e complesso.
Forse Gucci ci ha visto lungo, forse Armine diventerà ancora più famosa “grazie” a questa bufera di commenti e di discussioni a riguardo; forse è stata solo una strategia di marketing e comunicazione furbamente studiata per accrescere la visualizzazione del brand.
Forse, però, è ora di cambiare prospettiva, di rendersi meno ciechi, perché la luce è bella e non vale la pena rimanere ancorati alla solita e finta realtà.
“Non ti curar di loro, ma guarda e passa”, Armine, ma forse questo già lo sai.