
Vi ricordate il film-cartoon “Chi ha incastrato Roger Rabbit?”, vi ricordate quel fantastico mondo tra realtà e fantasia che ti cattura, ti fa sentire speciale e parte di un qualcosa che va oltre la razionalità umana? Ancora adesso quando ci penso, ricordo le sensazioni che provavo da ragazzina quando, stesa sul tappeto, avevo gli occhi incollati al televisore.
Ecco, il brand di alta moda Louis Vuitton è riuscito a ricostruire, in un certo senso, quelle stesse sensazioni: in chiave fashion, ovviamente.
Così Virgil Abloh (direttore artistico di LV dal 2018 e amministratore delegato di Off-White a Milano), ha deciso di costruire da zero una piccola sceneggiatura costituita da 3 “episodi”, tutto per presentare la nuova collezione uomo per la prossima primavera-estate, dal nome “Message in a bottle”.
A causa della situazione che abbiamo vissuto e che tuttora stiamo vivendo, il primo episodio non si è realizzato fisicamente, con modelli e pubblico presente in loco. Per questo motivo, quindi, Abloh ha mandato in onda il primo capitolo della sua mini-serie in occasione della prima Fashion Week in versione digitale e non sono mancate le novità.
Prima tappa? Parigi, punto centrale della casa di moda. I protagonisti? Dei cartoni, studiati ad hoc e interamente brandizzati LV dalla testa ai piedi. Zooom e i suoi amici “stilosi” sono partiti da Parigi, il centro della maison francese. Passando un po’ ovunque dentro la città, costeggiando il Louvre, il Centre Pompidou e l’Arc de Triomphe, i loro container (che si vedono all’inizio del corto) sono trasportati lungo la Senna.
Il primo episodio, si conclude con l’immagine di un drago verde che, volando, finisce dentro un baule (pezzo iconico e inconfondibile del brand) firmato Vuitton (caratteristiche le scritte: “LV Global” e “V.A.A.” rispettivamente sul fianco e in cima).
In un momento storico come quello attuale, Virgil Abloh ha dato vita a una vera e propria storia che, dalla tecnologia inserita dentro la realtà, è stata trasportata concretamente solo a realtà nei successivi due episodi della ‘serie’. Lo storytelling adottato da Virgil, dunque, funziona alla grande.
Se in un primo momento sono stati Zooom e i suoi amici a sfilare virtualmente dentro lo schermo, nei due episodi successivi della serie/collezione, ritornano i modelli. Attenzione, però: ritornano i modelli ma non si abbandonano coloro che hanno dato l’avvio a questa storia di immaginazione e realtà. Infatti, nel secondo (Shangai, 6 agosto) e nel terzo (Tokyo, 2 settembre) episodio i personaggi cartoon fanno capolino sugli abiti e sullo sfondo delle location, tra gli stessi container che hanno viaggiato lungo la Senna parigina.
È stata dunque Tokyo a chiudere il racconto di Abloh; dopo avere vissuto avventure in giro per il mondo, tra grattacieli e archi, tra le nuvole in cielo e i colori dei paesi all’insegna dell’inclusività e della conoscenza dell’”altro”, la città che non dorme mai li ha accolti. Tokyo, la città dove tutto è possibile e dove ciò che non è originale, colorato e stravagante passa inosservato.
Questo stile giocoso, a metà tra il reale e l’immaginario, è riuscito in ogni caso a fare emergere sia lo stile del brand, sia il grande potere di comunicare attraverso immagini, colori e cartoon quello che è il concept di Vuitton e, in questo caso, sottolineare in maniera più incisiva quanto sia importante l’ispirazione da altre culture, il contatto con “il diverso” da sé, l’arcobaleno di colori che contraddistingue una cultura e un’altra ancora.
Beh, che dire, Virgil Abloh è riuscito nella sua missione e, oltretutto, lo ha fatto in modo sicuro, etico e sostenibile: si punta all’utilizzo di tessuti riciclati e alla sostenibilità, tematiche oggigiorno di grande importanza, ma da non sottovalutare mai.
Tokyo chiude la serie e, tra palloncini, orsacchiotti e cartoni animati, gli occhi guardano al futuro, al prossimo domani.



